IL CONTEST – VERSO: L’ALLESTIMENTO
La call for proposal e il progetto di allestimento

IL CONTEST

Progettare un allestimento per una mostra fotografica è già difficile se lo spazio non offre ampie superfici neutre e non è dotato di efficienti sistemi di controllo delle luci. Lo è ancora di più se si aggiunge la necessità di realizzare una mostra collettiva con opere commissionate a tre importanti autori operanti e così attenti alle sfumature dello spazio.

E non solo. Il luogo destinato ad ospitare i progetti fotografici di Paola De Pietri, Petra Noordkamp e Olivo Barbieri, è una chiesa con i suoi partiti architettonici e apparati decorativi, appena uscita da un lungo restauro. Lo spazio urbano che l’accoglie è nascosto e difficile da raggiungere per un pubblico che forse ne ha dimenticato l’esistenza.

E poi c’è il tema della mostra, variabile non secondaria nella definizione di un allestimento: per la Soprintendenza e il MAXXI, TERRE IN MOVIMENTO significa assorbire l’immagine drammatica delle rovine del terremoto per cogliere lo spirito ferito di quei luoghi ancora in attesa di essere restaurato.

Con la solita visionarietà sprezzante del pericolo, l’Associazione Demanio Marittimo KM 278, la stessa che da sette anni, in una notte di luglio, si rende testimone operativo della trasformazione di un brano di spiaggia adriatica in un HUB culturale, decide di lanciare un contest per scegliere il progetto di allestimento. Una call for proposal a inviti rivolta a tutti i gruppi di progettazione risultati vincitori nelle sette edizioni del concorso per l’allestimento dello spazio pubblico della spiaggia. Una sfida nella sfida: credere nella capacità di giovani progettisti di risolvere un tema difficile come l’allestimento di una mostra “vera” in uno spazio “dall’immagine ingombrante” e di farlo con la freschezza di un gesto che può tenere insieme le necessità espositive degli autori, il desiderio della committenza di ri-mostrare alla città un tesoro architettonico ritrovato, garantire una autonomia di lettura della macchina allestitiva come strumento ostensivo delle opere in mostra e dispositivo di potenziamento dell’esperienza conoscitiva. Una sfida che va quindi affrontata a partire dalla consapevolezza che progettare un allestimento è accompagnare un processo di formazione, garantire una qualificata esperienza spaziale e rispondere alla necessità di far deflagrare l’energia narrativa delle opere.

VERSO: L’ALLESTIMENTO

Se il rapporto tra le opere da mostrare e lo spazio ospite è regolato dalla dinamica del dono, l’allestimento è allora il testimone e il garante architettonico di questa relazione. L’allestimento non può prescindere dalla forte caratterizzazione spaziale dell’edificio, né rischiare di soffocare i significati e le storie che gli autori hanno voluto custodire con le loro opere. Ma non può nemmeno rinunciare a offrire una esperienza spaziale perturbante, capace di stimolare interrogativi. La scelta del progetto vincitore del contest è stata guidata da questi obiettivi: l’allestimento doveva essere il più possibile un testimone silenzioso dei valori spaziali della chiesa, doveva offrire un rapporto intimo ed empatico con le opere facendole emergere da sfondi neutri. E ancora, doveva garantire un’esperienza quotidiana fuori dal quotidiano, la scoperta anche un po’ sofferta di spazi di intimità (come le stanze di una casa) colmati dalle tracce di quell’energia perduta nei luoghi distrutti che le opere dei fotografi avevano catalizzato.

La scelta del progetto VERSO del gruppo Gnomone è quella che risponde di più a questi obiettivi. Attraverso un unico elemento costituito da due facce opposte il progetto definisce un sistema spaziale duale: uno spazio interno ben separato da uno esterno.

Nello spazio esterno l’allestimento è discreto, lascia la scena alle fotografie e ai video. Lo sfondo delle pareti è bianco, la luce regolata ad hoc, la distanza di osservazione ben calibrata. Lo spazio definito dall’allestimento e dal perimetro della chiesa è disteso e stimola un rapporto diretto con le opere. Lo spazio interno è invece uno spazio “concitato, disorientante”, in cui la chiesa si moltiplica e si riproduce in maniera imprevista e cangiante sulle pareti specchianti.

Con questa intelligente operazione di inversione dello spazio espositivo su quello di percorrenza il progetto ribadisce la natura processionale della chiesa, libera le pareti da schermi e superfici espositive facendo in modo che le opere dialoghino a distanza e senza mediazione con gli elementi architettonici e gli apparati decorativi. Lo spazio di circolazione, reso limitato dalle necessità espositive di un discreto numero di exhibit divisi in tre sezioni autoriali, è volutamente articolato per garantire una faticosa scoperta delle opere. È uno spazio perturbante in cui il visitatore vede riflessa la sua immagine in movimento attraverso la moltiplicazione delle immagini della chiesa. In alcuni punti questo spazio di percorrenza si interrompe e consente viste selettive della chiesa offrendo l’elemento fisico al posto dell’immagine riflessa. Quasi come in un corridoio di casa il visitatore è chiamato ad una esperienza di conquista degli spazi ed è stimolato a scivolare, fuori dal quotidiano, dalla riflessione all’empatia, in un’intima relazione con le opere esposte.

Emanuele Marcotullio
(architetto, supervisore e coordinamento tecnico per l’allestimento)

Progetto vincitore del concorso per l’allestimento
VERSO
Federica Andreoni, Mattia Biagi, Annachiara Bonora, Valerio Socciarelli

Pubblicato il 19/12/2018