IL SANTUARIO DI MONTE RINALDO

Il santuario di età romano-repubblicana di Monte Rinaldo (FM) sorge in località La Cuma, nella media Valdaso sulla sinistra idrografica del fiume, su di un sito posto a circa mezza costa dei ripidi pendii collinari sopra i quali si trova il comune di Monte Rinaldo.
Sono a oggi visibili un tempio tuscanico, posto al centro di un’area delimitata da una porticus a tre bracci, e un sacello a pianta rettangolare munito di una cisterna e di una vasca.
Nel sito sono presenti sussidi didattici.

INFORMAZIONI

Indirizzo: Località la Cuma, Contrada d’Aso
Comune: Monte Rinaldo (FM)

APERTURE:

Giugno e Luglio:
sabato e domenica: 10.30-12.30; 17.00 – 19.00
Agosto:
le prime 3 settimane del mese: infrasettimanali e festivi, dalle 17.00 alle 20.00
sabato e domenica: 10.30-12.30; 17.00-20.00
Settembre:
sabato e domenica: 10.30-12.30; 17.00 – 19.00

Da Ottobre a Maggio e per aperture straordinarie è possibile prenotare la visita ai seguenti riferimenti:
338/7237021 (Cooperativa Turismarche)
333/4564649 (Tiziana Capriotti)
e-mail: info@cumarcheologia.it

È attivo inoltre sul sito il progetto Cumalab, laboratori didattici rivolti agli studenti di ogni ordine e grado.
Per informazioni e prenotazioni:
333/4564649 (Tiziana Capriotti)
e-mail: info@cumarcheologia.it

Dalla scoperta ai progetti in corso

Il sito, scoperto nel 1957, è stato quasi ininterrottamente oggetto di scavi, restauri e interventi di varia natura, ma quali fossero lo sviluppo monumentale del santuario nel corso del tempo, la corretta identificazione architettonica e funzionale degli edifici, quali i culti in esso ospitati e, più in generale, la sua contestualizzazione storico-topografica nel panorama della colonizzazione e della romanizzazione dell’area medio-adriatica, sono domande ancora aperte.

Un progetto di collaborazione iniziato nel 2016 e tuttora in corso tra Sabap Marche (dott. Filippo Demma, dott. Tommaso Casci Ceccacci), Università di Bologna (prof. Enrico Giorgi del Dipartimento di Storia Culture Civiltà, sez. Archeologia) e Comune di Monte Rinaldo, ha avviato finalmente lo studio sistematico della corposa documentazione d’archivio e una nuova stagione di campagne di scavo.

Attraverso la realizzazione di un nuovo rilievo architettonico, la documentazione con metodi fotogrammetrici e lo studio delle terrecotte architettoniche, è stato possibile formulare nuove ipotesi riguardanti la cronologia del santuario, le sue fasi costruttive, le architetture e le decorazioni degli edifici. I nuovi scavi stanno infine consentendo di raccogliere dati e verificare sul campo la correttezza delle ipotesi preliminari.

Storia del santuario ed evidenze archeologiche

È ipotizzabile che l’origine del santuario risalga al III sec. a.C. in relazione all’istituzione della colonia latina di Firmum (264 a.C.), dedotta in seguito all’annessione del Picenum da parte di Roma (268 a.C.), oppure alle distribuzioni viritane che interessarono il Picenum nel 232 a.C. Ciò che è certo è che il santuario sorse in una zona di confine tra i territori della colonia latina di Fermo, o comunque assegnanti a coloni viritani, e della città federata di Asculum (dal 299 a.C.) e che a partire dall’inizio del II sec. a.C. assunse forme monumentali probabilmente grazie all’intervento diretto di Roma.

I resti attualmente visibili del tempio rimandano alla tipologia etrusco-italica: era probabilmente tetrastilo e ad alae, cioè con quattro colonne sul fronte e due corridoi aperti sul davanti situati ai lati della cella.

Contestualmente e retrostante al tempio, venne edificato un semplice portico, munito di una fronte dorica e di una spina di colonne centrali di ordine ionico-italico, ben inquadrabili nell’ambito della prima metà del II sec. a.C. e funzionale a sorreggere le strutture lignee della copertura dell’edificio. In una seconda fase, nel corso della seconda metà del II sec. a.C., il portico assunse la planimetria di porticus triplex, con l’aggiunta dei bracci orientale e occidentale a quello settentrionale più antico, inquadrando una piazza terrazzata al centro della quale sorgeva l’edificio templare principale.

Accanto a quest’ultimo, sempre in questa seconda fase monumentale, venne costruito un sacello (Edificio C) munito di almeno una cisterna e una vasca funzionali alle esigenze rituali connesse al culto ospitato nell’edificio (forse Ercole).

Un ulteriore intervento di ricostruzione e di riassetto del santuario, testimoniato anche dal reimpiego rituale nel podio del tempio della decorazione architettonica di rivestimento e del frontone, sembra da collocarsi nel corso del I sec. a.C.

È probabile che tra l’età augustea e la prima età imperiale il santuario sia stato completamente abbandonato, a causa di problemi strutturali, statici e idrogeologici del sito in cui sorgeva che ne decretarono il crollo e la distruzione. Tuttavia, la frequentazione stabile del sito perdurò con altre forme (insediamento rurale; fattoria) fino al II-III sec. d.C.

Il santuario come manifesto politico e culturale

Il santuario di Monte Rinaldo è un complesso unico nel suo genere. La concezione e la strutturazione dello spazio sacro, i modelli architettonici, la natura e la tipologia dei rivestimenti fittili, il linguaggio artistico e decorativo costituiscono manifestazioni chiare e tangibili di un intervento diretto di Roma con un preciso riferimento ideologico e formale ai complessi del Lazio, diffusi nella tarda Repubblica (II-I sec. a.C.), contestualmente al suo programma di espansione militare e politica. Tali tratti sono a loro volta partecipi del più ampio fenomeno dell’Ellenismo italico, sintesi di influssi e stimoli raccolti, meditati e rielaborati autonomamente da Roma e dal Lazio in un più ampio quadro culturale mediterraneo. In questi termini emerge l’identità “latina” del santuario. L’assenza nell’intera area adriatica a questo livello cronologico di complessi analoghi documenta un rapporto diretto e privilegiato di questo territorio con l’Urbe tra III e I secolo a.C. e fa del Tempio di Monte Rinaldo un unicum assoluto.

Le terrecotte architettoniche e i culti ospitati nel santuario

La diffusione e la comparsa di terrecotte architettoniche al di fuori dell’area etrusco-laziale nel corso del II sec. a.C., oltre a testimoniare la costruzione di nuovi edifici templari in contesti santuariali di più antica origine italica o in santuari sorti ex novo per diretta iniziativa romana, attestano come la monumentalizzazione degli stessi santuari avvenisse attraverso l’adozione e l’applicazione di tipologie monumentali e architettoniche squisitamente “etrusco-italiche” o, per meglio dire, romano-laziali.

Nel caso di Monte Rinaldo, il materiale architettonico è riconducibile al rivestimento delle strutture lignee dei tetti del tempio tuscanico, del portico e del sacello e presentano una buona qualità artistica e artigianale e una ricca varietà di temi decorativi: motivi vegetali, volute, fiori e volatili, e motivi mitologici.

Lastre di rivestimento del tempio con fulmine alato – insieme a dati epigrafici bollati e graffiti restituiti dai materiali ceramici – risultano indiziarie del culto di Giove ospitato nell’edificio principale del santuario.

Anche per il sacello, o Edificio C, è plausibile ipotizzare una decorazione fittile che restituisse allo spettatore indicazioni circa il culto ospitato nell’edificio. A questo edificio, infatti, sono attribuibili le antefisse raffiguranti una protome leonina e Ercole a riposo, un tema scarsamente diffuso nel generale panorama delle terrecotte architettoniche e quindi ancor più indiziario della presenza, tra i culti del santuario, anche di Ercole.

Potnia theròn Signora degli animali
Potnia theròn Signora degli animali