Ascoli Piceno
Una domus romana e un tratto del decumano massimo riemergono in Corso Trento e Trieste durante indagini archeologiche preventive

Il 31 agosto sono state avviate in Corso Trento e Trieste, nel centro storico di Ascoli Piceno, le indagini per la verifica preliminare di interesse archeologico, richieste dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche sulla base di quanto stabilito all’interno del Codice degli Appalti.

Le indagini hanno comportato lo scavo di alcuni sondaggi in corrispondenza del tracciato del nuovo acquedotto in progetto di CIIP, per verificarne la realizzabilità e fornire indicazioni progettuali utili alla salvaguardia del patrimonio archeologico della città.

Al momento si sono condotti sette sondaggi, in gran parte già richiusi, mentre si continua a scavare in corrispondenza di Piazza Simonetti, di fronte alla Prefettura. Importanti sono i rinvenimenti emersi nel corso delle indagini fin qui svolte, che ci riportano all’assetto urbanistico di Asculum, la Ascoli di 2000 anni fa.

Di notevole rilievo è il rinvenimento effettuato all’incrocio con Corso Mazzini; la trincea di scavo ha messo in luce un nuovo segmento del decumano massimo, ovvero il tratto urbano della via consolare Salaria, che attraversava la città in senso est-ovest e che si va a sommare alle testimonianze già note e in parte visibili sul Corso. I nuovi scavi hanno, infatti, evidenziato un tratto di basolato in grossi conci di travertino delimitato su un lato dal marciapiede, realizzato con un battuto di laterizio e hanno, inoltre, permesso di datare la strada, e il suo mantenimento nell’assetto viario della città, tra il I e il IV sec. d.C. Tra gli elementi di vivace interesse, spiccano la presenza di una soglia, che originariamente doveva condurre all’interno di un ambiente, probabilmente la bottega di un artigiano, che si affacciava sulla via e i solchi lasciati dalle ruote dei carri, ancora ben leggibili sul basolato.

Eccezionale e del tutto inaspettato è il rinvenimento di Piazza Simonetti, da cui continuano a emergere cospicue testimonianze di una domus di età romana. Al momento sono stati riportate alla luce alcune porzioni di 6 stanze decorate con pregevoli intonaci affrescati, che rimandano a un ambiente sociale di status elevato. La domus, dai primi dati emersi in corso di scavo, sembra aver avuto una lunga vita, contraddistinta da importanti fasi di ristrutturazione edilizia, ma la cui prima edificazione risalirebbe addirittura al II sec. a.C., cioè in un momento precedente al definitivo controllo di Roma sulla città di Ascoli.

Gli intonaci si sono ritrovati in posizione di crollo sui pavimenti in cocciopesto e sono tuttora in corso le operazioni di recupero. Da una preliminare osservazione degli affreschi recuperati, si notano diversi temi decorativi, come imitazioni di rivestimenti in marmo e di cornici, elementi vegetali e riproduzioni di instrumenta domestica, tra cui un candelabro. I temi riconosciuti si confrontano con il cosiddetto II stile Pompeiano, che si caratterizza per la predilezione di temi architettonici e per l’introduzione dell’effetto trompe-l’oeil nel realizzarli, e che datano in parte la vita della domus all’interno del I sec. a.C. Gli intonaci, ancora da restaurare, si presentano in insperato stato di conservazione e i colori si presentano ancora brillanti, mentre sul retro di molti frammenti sono ancora ben leggibili solchi e tracce funzionali alla loro adesione alle pareti.

Le indagini in corso, stanno quindi consentendo di ottimizzare la progettualità degli enti che nel presente si occupano di rendere moderna e fruibile la città e le sue infrastrutture e stanno inoltre divenendo importante occasione per arricchire la nostra conoscenza sulle fasi antiche di Ascoli, che da millenni continua a vivere su sé stessa.

Pubblicato il 09/11/2020