CAGLI NEL SEICENTO
Anton Francesco Berardi e il suo palazzo

di Elisabetta Costantini
Ancona, Il lavoro editoriale 2018

In un’agile trattazione composta da poco più di centoventi pagine che costituiscono il secondo Quaderno di Studi Pesaresi, l’autrice Elisabetta Costantini offre ai suoi lettori una immagine vivida della cittadina di Cagli nel XVII secolo, partendo dall’analisi di uno dei palazzi più rappresentativi della nobiltà locale: Palazzo Berardi, oggi Mochi Zamperoni e del suo committente Anton Francesco, uomo di grande ingegno ed eclettica cultura.

Nel volgere dal dominio roveresco a quello pontificio, la casata Berardi seppe imprimere un tangibile segno del proprio prestigio sociale mediante la realizzazione di un imponente palazzo a ridosso della centralissima Piazza San Francesco, sontuosamente decorato e arredato come ricorda il documento testamentario del Berardi riportato in appendice al volume.

Trasformatosi nel tempo per via di molteplici modifiche e ampliamenti, soprattutto ad opera dell’omonimo nipote del Berardi nel ‘700, il palazzo originario, solo parzialmente ricostruibile, viene ripercorso dall’Autrice in un ideale visita di accompagnamento al lettore: le stanze, una dozzina, sono descritte principalmente per le loro ricche decorazioni pittoriche a mezzo fresco riportate nel cospicuo apparato grafico che correda il testo. Tra tutte le stanze si distingue, anche per il notevole impegno nella trattazione, la cd. “sala lulliana” così denominata per il cartiglio “Lulliana Methodus” apposto in evidenza sulla parete di sinistra di chi entra. Posta accanto alla biblioteca, la sala presenta un imponente apparato decorativo composto di 30 soggetti, personificazioni di Virtù che culminano nella rappresentazione della Trinità e nella rappresentazione di due Veneri. Iconograficamente ispirato alla Nova iconologia di Cesare Ripa, l’apparato sembra più profondamente influenzato – secondo l’interpretazione dell’Autrice –  dai trattati di mnemotecnica di Ramon Lull, intelletuale catalano con forti ascendenze nella cultura tardo medievale e umanistico-rinascimentale. Secondo la logica di questa ricostruzione è verosimile che la sala fosse utilizzata come luogo di riunione della Accademia degli Incolti fondata dal Berardi, costituita da intellettuali come lui rivolti alla comprensione delle grandi trasformazioni teologiche, filosofiche e scientifiche all’epoca in atto nel più vasto panorama europeo.

Tangibile testimonianza di questi eclettici interessi è la “librària” del Berardi, una raccolta straordinaria di oltre 1900 titoli tra cui si distinguono testi sacri in arabo, opere neoplatoniche, trattati lulliani, ma anche testi cartesiani e giansenisti che dimostrano come Cagli fosse tutt’altro che estranea ai fermenti culturali del suo tempo e i suoi intellettuali consapevoli delle più innovative correnti di pensiero dell’epoca.

Pubblicato il 03/12/2018