Si sono conclusi nel mese di maggio i restauri di parte dei corredi della necropoli picena di Torre di Palme, scoperta durante l’assistenza agli scavi per il metanodotto Edison S.p.A., che si snoda tra i comuni di Fermo, Lapedona e Altidona. I lavori sono stati condotti sotto la direzione scientifica del dott. Giorgio Postrioti della SABAP Marche e seguiti sul campo dalla dott.ssa Laura Foglini e dal dott. Alessandro Giacobbi. Il restauro di un 30% del materiale rinvenuto e la messa in sicurezza dei restanti reperti è stato possibile grazie alla sensibilità di Edison S.p.A.. I restauri, che si sono concentrati al momento solo su alcune tombe, sono stati eseguiti da Laura Petrucci e Cristiana Giabbani in collaborazione con il Laboratorio di Restauro della Soprintendenza.

La necropoli

Nell’ottobre del 2016 iniziano i lavori di scavo seguiti in assistenza archeologica secondo le prescrizioni della SABAP, in seguito alla relazione preventiva di rischio archeologico redatta per l’opera del metanodotto. Durante i lavori di scavo per la condotta nel dicembre 2016 emergono le prime 2 tombe. A febbraio 2017, in un’altra zona, a poche centinaia di metri, vengono alla luce altre 19 tombe. In seguito agli scavi sono state rinvenute in tutto 21 tombe nei due settori.
Le sepolture erano in fossa quadrangolare, scavate direttamente nel terreno, ad una profondità elevata (a circa 2,5 metri dal piano di campagna), con orientamento nord-ovest / sud-est. Queste erano disposte in due nuclei, separate da una zona di rispetto senza sepolture. Ad Ovest le tombe sono poste in maniera ordinata in file, con fosse contigue e simmetricamente scavate. Nella zona Est invece la situazione è più complessa: le tombe risultano in alcuni casi sovrapporsi, l’orientamento è vario. Da un’analisi preliminare della distribuzione delle sepolture è possibile ipotizzare una suddivisione dello spazio della necropoli in due grandi gruppi determinati probabilmente da dinamiche claniche/familiari.
All’interno di ciascuno dei due raggruppamenti, le sepolture erano affiancate talvolta a brevissima distanza l’una dall’altra, con un prevalente orientamento in senso nord ovest-sud est, con il più raro accostamento di deposizioni con orientamento diverso o trasversale. Costante la tipologia tombale, con fosse rettangolari scavate direttamente nel terreno fino ad una profondità che sfiora in genere i due metri dal piano di campagna antico ed i defunti adagiati sul fianco destro, in posizione leggermente rannicchiata.

I corredi

Il corredo funerario, variabile per quantità e associazione degli oggetti ma sempre presente, comprendeva vasellame ceramico, spesso abbondante e raccolto all’interno di un ulteriore approfondimento presso i piedi del defunto, mentre in posizione funzionale o allineati lungo il corpo erano gli elementi in bronzo, ferro, osso lavorato, pasta vitrea e ambra relativi all’abbigliamento o all’acconciatura funebre e gli oggetti d’uso che in forma diretta o mediata testimoniavano con la loro presenza del rango economico e del ruolo sociale del defunto. Il panorama cronologico cui possono essere attribuiti i materiali di corredo è quello convenzionalmente definito come Piceno IV A e corrispondente al pieno VI secolo a.C.
Fra le tombe femminili, che in ambito piceno presentano generalmente un corredo più ricco e articolato di quelle maschili, si segnalano diverse tombe caratterizzate dalla presenza di vasellame, di monili in bronzo ferro e ambra e da manufatti legati alla tessitura (fusaiole e rocchetti). Del tutto eccezionale fra le sepolture femminili è la Tomba 9 di gran lunga la più ricca quanto a numero e tipologia degli oggetti di corredo e dunque certamente pertinente ad una figura di alto rango sociale. La defunta era adagiata, caso unico nella necropoli, su uno strato di pietrisco appositamente steso e probabilmente coperta in origine da un tavolato ligneo in parte incassato nelle pareti della fossa. La metà inferiore delle gambe era letteralmente coperta dal vasellame di accompagnamento, raccolto per la gran parte in una fossa posta ai piedi assieme a resti di offerte vegetali e piccole ossa animali forse relative a volatili. Nella tomba anche spiedi e un coltello da cucina in ferro a rievocare il ruolo di nutrice della donna. Numerosi gli ornamenti in bronzo e in ambra, pasta vitrea e osso infilati in collane o applicate alla veste funebre, della quale sono state rinvenute alcune tracce. Le grandi fibule composite deposte sul corpo della defunta devono essere lette non come oggetti funzionali ma come elementi di status, “da parata” che dovevano rendere immediatamente manifesti la ricchezza e il ruolo sociale preminente della figura femminile che ne faceva mostra.
Tradizionalmente più contenuti sono i corredi delle sepolture maschili, tra cui, oltre al complesso delle ceramiche, risultano particolarmente evocativi gli oggetti di accompagno connessi in primo luogo alla sfera bellica, diffusamente presenti anche nella necropoli di Torre di Palme. Tra questi si contano una punta di lancia e il relativo sauroter, coltello o spada corta ed elmo.

Il Comune di Fermo, sensibile al progetto, ha stanziato i fondi necessari per la realizzazione del Museo Archeologico da allestire nella frazione di Torre di Palme, che vedrà esposta una selezione di materiali provenienti dalle tombe più significative, tra cui la ricca sepoltura femminile.

Al momento sono in corso di studio i materiali rinvenuti in scavo e diverse analisi “archeometriche”, come ad esempio lo studio sulle tracce dei tessuti e sui contenuti dei vasi, al fine di una pubblicazione scientifica finanziata dalla Edison S.p.A. in accordo con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche.

Pubblicato il 23/06/2018