La chiesa di San Gregorio Illuminatore acquisisce questo titolo solo nel 1847, quando venne affidata alle monache benedettine armene. Si hanno notizie certe di un edificio di culto in questo luogo fin dal 1262, ma dedicato a S. Bartolomeo. Tra il 1520 e il 1522, un nuovo complesso viene riedificato in posizione arretrata rispetto al ciglio della rupe perché probabilmente il precedente era andato distrutto. Dopo varie modifiche dovute alla riorganizzazione dei percorsi per raggiungere la Cattedrale, la chiesa assume il suo aspetto attuale nel 1760 ad opera dell’architetto Francesco M. Ciaraffoni. Nato a Fano nel 1720, Ciaraffoni ha una formazione da pittore, ma rivolgerà i suoi interessi principalmente alla progettazione architettonica, lasciando diversi interventi nelle Marche di gusto vanvitelliano. In S. Gregorio provvede a rialzare l’aula e dotarla di nuova facciata e campanile. L’interno vede una pacata distribuzione della luce che scivola sulle superfici bianche e sui risalti non troppo accentuati, senza creare gli accenti drammatici tipici delle architetture barocche. Gli angoli arrotondati accentuano questo flusso continuo e senza pause. La copertura a botte ribassata contribuisce a raccoglie la luce dalle ampie finestre e a distribuirla sulle superfici. Il ritmo e la scansione dello spazio sono affidati alla presenza di altari e colonne. Gli stucchi settecenteschi sono, invece, opera dello scultore anconitano Gioacchino Varlè.
Nel 1797 con l’occupazione Napoleonica la chiesa viene chiusa e destinata ad essere fabbrica di polvere da sparo. Sull’altare maggiore troneggiava la grande pala che rappresenta la Madonna col Bambino e Santi, commissionata al pittore Girolamo Siciolante da Sermoneta dal mercante armeno Giorgio Morato nel 1570. La chiesa era al tempo dedicata a San Bartolomeo, protettore degli Armeni, testimonianza della presenza storica di tale comunità ad Ancona. Nel 1811 i commissari del Regno Italico decisero il trasferimento a Milano della pala diretta a Parigi.
Il convento fu adibito, dopo il 1860, a sede delle carceri. Gravemente danneggiato dalla guerra e dal terremoto, è stato in parte demolito per mettere in luce il sottostante anfiteatro romano. Importanti lavori alla chiesa e agli edifici annessi dell’educandato sono stati condotti dal MiBAC per frenare il degrado. Una nuova campagna per la messa in sicurezza del compendio è stata di nuovo avviata.
Pubblicato il 07/12/2018