Si è conclusa nel mese di luglio la VI campagna di ricerche archeologiche condotte dall’Università di Macerata nella villa romana di Villamagna (Urbisaglia – MC), un progetto sostenuto dalla Fondazione Giustiniani Bandini ente gestore dell’area inserita nella riserva Naturale Abbadia di Fiastra. Gli scavi – a cui hanno partecipato gli studenti di archeologia dell’Università di Macerata – sono diretti dal Prof. R. Perna e fanno riferimento al Dott. S. Finocchi della Soprintendenza ABAP AP-FM-MC.

Grazie al supporto e al coordinamento sul campo di R. Carmenati e a quello nei magazzini di M. Giuliodori e L. Xavier de Silva durante questa campagna è stato possibile indagare sia la pars rustica, sia quella urbana dell’insediamento.

Nella prima le indagini hanno consentito di rimettere in luce vaste porzioni del grande ambiente centrale caratterizzato dalla presenza di pilastri rettangolari, che costituisce il complesso più esteso finora messo in luce

Sono dunque state individuate e scavate numerose fosse per dolia e parti significative delle infrastrutture dell’impianto produttivo, arrivando a indagare i livelli della I fase di vita dell’Ambiente.

Numerose sono le trasformazioni subite dall’ambiente durante le sue fasi di vita, a partire dal I sec. a.C.: nella I l’Ambiente doveva infatti avere forma rettangolare e internamente essere diviso in tre “navate” da due file di pilastri, una sistemazione che, in II fase, viene modificata grazie alla parziale distruzione del muro sud e alla costruzione di un setto murario che restringe l’ambiente di circa m. 3.85. In questo momento vengono anche costruite due vasche in opus spicatum, appoggiate ai muri a Sud e ad Est; certa la destinazione rustica dell’Ambiente, non è però accertabile con sicurezza la presenza di contenitori per l’immagazzinamento. È nella III fase, invece, che l’ambiente ospita certamente dei dolia.

Nel corso del IV-V sec. d.C., nella fasi IV e V, viene impiantato all’interno dell’Ambiente un forno/essiccatoio (forse per cereali o per la produzione di birra di miglio) quando, probabilmente, buona parte dei dolia non erano più presenti o comunque parzialmente obliterati. Si modificò in questo momento anche l’ingresso all’Ambiente grazie alla distruzione dell’angolo fra i muri 120, 111 e 123. La vasca in opus spicatum a Sud venne parzialmente interrata e vennero inseriti al di sopra di questo livello due o, come farebbe presumere lo spacco semicircolare sulla spalletta nord della vasca, tre dolia.

Nel corso della VI fase fra VII e VIII sec. d.C. l’area venne infine occupata da un sepolcreto che conta, attualmente, 9 individui.

Nella pars urbana le ricerche hanno invece riguardato l’Ambiente 3, dove, al di sotto del riempimento ricco di intonaci e frammenti di mosaici sono state individuate le suspensurae relative ad un calidarium, un ambiente che, attraverso un monumentale corridoio mosaicato si affacciava su uno spazio aperto, forse un giardino.

Pubblicato il 16/09/2022