Pesaro, Rocca Costanza
Emersi nel fossato consistenti resti di un pontile e di un canale
La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche sta conducendo da alcuni anni un intervento su finanziamento MIC mirante al consolidamento, restauro e adeguamento funzionale della nuova sede dell’Archivio di Stato all’interno di Rocca Costanza a Pesaro.
Al momento nell’ambito dei lavori di realizzazione nel fossato delle infrastrutture di servizio e in particolare delle reti fognarie e di raccolta delle acque meteoriche, condotti sotto la sorveglianza di archeologi professionisti incaricati dalla Soprintendenza, si sono verificati alcuni rinvenimenti che contribuiscono alla conoscenza del monumento.
In particolare, grazie all’apertura di un saggio archeologico collocato nel lato nord est dell’attuale fossato, praticato sull’attuale piano di calpestio erboso, ad una quota di – 2,50 m da esso sono stati individuati consistenti resti di un pontile.
Della struttura sono stati individuati 15 pali di sostegno, realizzati in legno, che si dispongono accoppiati fra loro in due file parallele. Le coppie di pali, legati tra loro da fascine, sono distanti le une dalle altre circa 1, 50 m e conservate per circa 80 cm. I pali risultano infissi nel terreno con fermatura di mattoni.
Il piano del pontile ligneo non risulta conservato, tuttavia a giudicare dalla planimetria, dall’ingombro e dall’orientamento della palificazione di base, la struttura doveva essere collocata tra un bastione e l’altro perpendicolarmente alla facciata della Rocca e attraversare, con questo orientamento, almeno in parte, il fossato in direzione dell’attuale muraglia di chiusura.
La stratigrafia del terreno al di sopra del pontile restituisce appena sotto l’humus un piccolo livello di interro con scarsi frammenti ceramici anche di età successiva al 1700, una sorta di colmatura di età recente costituita anche da piccoli butti provenienti con ogni probabilità dalla Rocca stessa; il pontile è infisso nello strato argilloso geologicamente sterile che non restituisce alcuna traccia archeologica di fondali marini né bacini artificiali di approdo.
I pali lignei, prontamente messi in sicurezza per le problematiche connesse alla conservazione del legno umido, sono stati campionati per eventuali successive indagini dendrocronologiche utili alla datazione del manufatto e al riconoscimento delle essenze arboree utilizzate e quindi alla ricostruzione paleobotanica del contesto dell’epoca.
Sempre lungo il lato nord / nord est della rocca, è stato individuato, ad una profondità di – 20 cm dal piano attuale del fossato, un canale per il flusso delle acque, che corre intorno al torrione ovest e prosegue in direzione nord ovest lungo il profilo della struttura. Al momento attuale sono stati posti in luce ben 33 metri in lunghezza di questa struttura.
Il canale è costruito in muratura con blocchi di pietra calcarea bianca alternati a blocchi in arenaria, legati tra loro con calce; la spalletta sembra conservata per un’altezza media di circa 60 cm; il canale presenta un’ampiezza di m 1,40 e non mostra tracce di copertura.
Alcuni tratti del canale risultano realizzati in laterizi, lasciando supporre fasi di ristrutturazione o completamento del manufatto e conseguentemente un utilizzo protratto in un arco cronologico ampio.
Nessun dato in questo senso è purtroppo stato possibile acquisire dallo scavo, per un tratto, del riempimento del canale, che riconduce ad una colmatura di età recente-contemporanea.
Oltrepassato il torrione ovest, sul canale si innesta una grande canaletta, che al momento, con le indagini tuttora in corso, appare provenire direttamente dalla Rocca (ambienti interni del piano terra?). Anche questa infrastruttura appare realizzata con blocchi di pietra calcarea bianca alternati a blocchi in arenaria, legati con calce, e sezioni in mattoni ma, differentemente dal canale principale, appare coperta con grosse laste di arenaria sostituite in alcuni punti da lastre di cemento, che testimoniano un utilizzo dell’opera fino a tempi recentissimi. La struttura è stata messa in luce al momento per 12 m di lunghezza, ma le indagini proseguiranno, allo scopo di individuare tutte le infrastrutture eventualmente ancora conservate intorno alla Rocca.
Tutte le strutture e le stratigrafie individuate sono ancora in fase di studio, dal momento che le indagini sono ancora in corso; si può tuttavia già affermare che le strutture individuate trovano rispondenza molto precisa in una serie di vedute cartografiche di Rocca Costanza attraverso i secoli. In particolare il pontile, diretto ad un arco di accesso esterno al fossato speculare e simmetrico all’accesso principale, appare approdare ad un’apertura di cui oggi non è immediato trovare diretta corrispondenza nel prospetto della Rocca se non ad una sua più attenta osservazione dall’interno. Tale pontile, quindi, attraverserebbe tutto il fossato con direzione perpendicolare alla facciata della Rocca e alla muraglia di contenimento attuale. Il pontile non compare già più in alcune carte della metà del 1700.
Tutte le carte storiche, comprese queste ultime, riportano però, con molta evidenza, il tracciato di uno stretto fosso che, provenendo dall’esterno delle mura cittadine che si innestavano nella Rocca sul lato sud ovest in adiacenza al ponte di ingresso, corre diritto intorno a tutti i lati della fortificazione con due canalizzazioni, una verso mare e una verso l’attuale direzione di piazzale Aldo Moro. Il fosso è indicato come Fosso della Comunità. In una delle vedute il pontile sembra attraversare il fosso.
È quindi assai probabile che il canale intercettato dagli scavi corrisponda al fosso ben evidenziato in cartografia, che con ogni probabilità fu canalizzato e imbrigliato artificialmente per gestire il flusso delle acque a livello del fossato anche attraverso sistemi di scarico nei due rami in uscita; si tratta di un piccolo fosso poco profondo e stretto, certamente non navigabile (almeno per quanto concerne le evidenze archeologiche rinvenute).
Le indagini, quindi, sia a livello stratigrafico sia a livello di strutture, non hanno restituito tracce riconducibili ad approdi fluviali o marittimi adiacenti alla Rocca, né hanno dimostrato la presenza di manufatti (anche riutilizzati) o stratigrafie di età romana eventualmente presenti in zona, anche perché lo scavo del fossato, come è evidente dal confronto con le quote relative su cui si attesta il complesso domus – viabilità dell’adiacente Piazzale Matteotti, ha raggiunto una profondità inferiore rispetto alla quota di vita romana dell’area.
Le attività sono comunque ancora in corso e alla loro conclusione, completato il quadro conoscitivo sul terreno, la Soprintendenza procederà allo studio sistematico e alla divulgazione delle scoperte effettuate.
Pubblicato il 21/10/2021